Una bici in legno di betulla con geometria endurance, comfort elevato senza sacrificare troppo la reattività e dall’ottima guidabilità. Il tutto senza tralasciare l’estetica! Questo è quello che è riuscito a creare Walter Milesi. Bergamasco di San Giovanni Bianco classe 1987, la sua passione per la bici ed il legno lo ha portato a fondare la WalmiBike nel 2019. 

Geometrie e allestimento

  • Telaio: Legno di betulla WISAPLYWOOD taglia 55
  • Forcella: RXL Carbon Pro
  • Gruppo: Shimano 105 R7000
  • Pacco pignoni: Shimano 105 R7000, 11 velocità, 11-28
  • Guarnitura: Shimano 105 R7000, 172.5 mm, 50-34t
  • Ruote: Vision Team 35 SL Comp
  • Pneumatici: Vittoria Zaffiro Pro Graphene 2.0, 700x28c
  • Reggisella: RXL Carbon Pro, 31.8 mm
  • Sella: Racework 3D Printed
  • Manubrio integrato: RXL SL Carbon Pro, larghezza 42 cm
  • Peso: 4.2 kg telaio taglia 55 cm (dichiarato); 11.6 kg peso misurato con pedali ZRace e un portaborraccia

Il telaio ha una geometria endurance con una posizione comoda e piuttosto rilassata che non affatica la schiena anche dopo lunghe uscite. I foderi posteriori sono ribassati, ciò permette di incrementare la rigidezza laterale salvaguardando il comfort.  Per chi volesse approfondire l’argomento può leggere qui il nostro articolo: https://alpinebike.altervista.org/i-foderi-ribassati-dropped-seatstays/

La scatola del movimento centrale è robusta e dentro di essa è stata ricavata la sede per il tubo metallico filettato in cui avvitare le calotte.

La scatola della serie sterzo è di dimensioni generose in modo da permettere l’inserimento di una vite metallica di irrigidimento. Quest’ultima non è visibile a telaio ultimato.

Il telaio permette di ospitare pneumatici da 28mm senza problemi. Anche nei fuorisella non ho mai avuto problemi di strisciamento dello pneumatico contro i foderi verticali.

La bici è montata con il collaudato gruppo Shimano 105 che non ha bisogno di presentazioni. La cambiata è sempre stata pronta senza tentennamenti: merito sicuramente di Shimano ma anche del telaio. Esso, infatti, consente il passaggio cavi con curve appropriate, in modo che i cavi stessi scorrano sempre in maniera ottimale.

Le ruote sono le Vision Team 35 SL Comp con canale interno da 17 mm, pista frenante anodizzata nera e altezza del cerchio di 35 mm. Sono ruote molto resistenti e comode ma piuttosto pesanti. La coppia pesa 1740 g: volendo abbassare il peso totale della bici, qui c’è margine di miglioramento scegliendo ruote di più alta gamma.

Forcella e manubrio integrato sono in carbonio della RXL Carbon Pro, come pure il reggisella di diametro 31.8 mm. Il manubrio ha una forma aerodinamica nella parte centrale di appoggio delle mani e presenta una curvatura un po’ accentuata che necessita di un po’ di abitudine. In ogni caso, tutta la componentistica può essere personalizzata secondo i desideri del cliente.

Progetto e lavorazione

Dopo aver definito la geometria del telaio, di tipo endurance per la Stratos, la costruzione ha inizio da pannelli in legno di betulla nordico della ditta Wysaplywood dello spessore di 1.5 cm. Il primo step del processo produttivo è la creazione di una dima in cui vengono posizionati i punti che identificano il mozzo anteriore, il mozzo posteriore e il movimento centrale. Da questi punti vengono tracciati le linee di mezzeria di tutte le parti del telaio.

A questo punto inizia il taglio dei pannelli di betulla secondo le lunghezze sopra definite. I segmenti così ottenuti vengono incollati per ottenere lo spessore desiderato. In questa fase sono anche ricavati i passaggi interni dei cavi secondo opportuni percorsi. L’incollaggio dei vari strati in legno avviene grazie a colla vinilica idroresistente.

Ora i vari segmenti vengono assemblati secondo la geometria definita andando ad incastrare opportunamente le loro estremità. Anche in questo caso si utilizza colla vinilica idroresistente. L’unica vite metallica è inserita nella zona della serie sterzo, dal basso verso l’alto, per dare maggiore rigidezza. La giunzione tra foderi orizzontali e foderi verticali avviene tramite una squadretta metallica in cui è ricavato anche l’alloggiamento del bloccaggio rapido della ruota. In questo caso l’incollaggio avviene tramite resina epossidica.

I successivi step prevedono la finitura a mano per arrotondare e smussare gli spigoli e l’inserimento di boccole in alluminio per la sede del movimento centrale (filettato BSA) e della serie sterzo. Si effettua quindi la foratura del tubo verticale per realizzare la sede del tubo sella. Questa operazione è particolarmente critica, dato che il foro di diametro 32 mm viene eseguito con un trapano manuale (le dimensioni del telaio non consentono l’utilizzo di un trapano a colonna). Il problema principale consiste nell’eseguire un foro diritto: eventuali deviazioni nel processo di foratura possono essere difficilmente corrette. Eseguito il foro, anche qui viene inserito un tubo in alluminio.

Un’altra operazione critica è la realizzazione della sede del deragliatore anteriore. Si esegue uno scavo sul tubo verticale manualmente: la difficoltà sta nell’eseguire uno scavo con la giusta profondità, in modo da garantire una linea catena che permetta una cambiata fluida.

L’ultimo step prevede la verniciatura con del flatting, un impregnante protettivo trasparente adatto a condizioni  estreme per la protezione da pioggia umidità e raggi solari. Infine vengono incisi a laser i loghi (eventualmente anche personalizzati). Il telaio è ora pronto per essere montato con la componentistica scelta.

Il prototipo del telaio è stato anche sottoposto a prove di resistenza sulla linea dei test richiesti dalla normativa (per chi volesse approfondire l’argomento trova qui il nostro articolo sul tema normative https://alpinebike.altervista.org/le-normative-per-il-mondo-della-bicicletta/). Sul sito di Walmibike trovate invece la descrizione dei test che sono stati effettuati completi di video https://www.walmibike.com/test

La prova sul campo

Ho testato la Stratos per due settimane nel mese di novembre, percorrendo circa 400 km e 8000 m di dislivello. Le uscite hanno avuto una durata dalle 2 alle 5 ore e hanno incluso salite di media lunghezza (fino ai 13 km) con pendenze fino al 20%. Sono alto 183 cm e peso 61 kg. Durante il test ho percorso anche discese tecniche e discese più semplici molto veloci. Le condizioni dell’asfalto non sono state sempre ottimali, dato che ho percorso anche tratti piuttosto sconnessi. Non ho effettuato uscite sotto la pioggia ma ho incontrato spesso tratti umidi, dato il periodo autunnale.

La sensazione più rilevante che ho avuto dopo le prime pedalate è stata sicuramente quella di un comfort elevato. Ho notato fin da subito un’elevata capacità di questo telaio di assorbire e di smorzare in modo molto veloce le vibrazioni dovute alle irregolarità stradali, merito in parte anche delle coperture da 28 mm gonfiate a 6 bar.  Ho poi apprezzato molto la posizione in sella: la geometria endurance permette infatti di passare molto tempo sulla bici senza affaticare troppo la schiena anche quando si spingono rapporti impegnativi o su salite molto ripide.

A seguito di questo feeling molto confortevole mi sarei aspettato una reattività e una guidabilità della bici nettamente inferiori rispetto a modelli di bici endurance in fibra di carbonio che utilizzo correntemente. Mi sono, invece, dovuto ricredere. Sia chiaro, la differenza si sente soprattutto nei rilanci e nei repentini cambi di ritmo ma, per chi non deve fare gare (dove ogni singolo watt è importante), la cosa è più che accettabile. La guidabilità è ottima e ho avuto modo di metterla alla prova sia su discese tecniche ricche di curve strette ravvicinate che su discese più veloci con curve ad ampio raggio. La bici non si è mai scomposta nemmeno nelle frenate più brusche. 

Veniamo ora al peso: 11.6 kg è un numero che potrebbe far storcere il naso a molti. Io ritengo che sia un peso accettabilissimo e, con un minimo di allenamento in più, non preclude la possibilità di affrontare anche lunghe salite in doppia cifra, specie con le cassette moderne che arrivano fino a 32 o 34 denti. Inoltre, come già detto prima, si può arrivare a stare sotto gli 11 kg utilizzando ruote più leggere. E’ bene poi ricordare che le classiche bici di acciaio di una volta si attestano su questi pesi e, con queste biciclette, si sono sempre affrontate anche salite alpine e con ben altre tecnologie a disposizione del ciclista. Sui tratti pianeggianti, la Stratos si comporta bene: soprattutto quando è lanciata, si riesce a mantenere una buona velocità di crociera senza faticare troppo.

Non mi soffermo troppo sulla componentistica, dato che questa è totalmente personalizzabile. Faccio solo notare che i copertoni da 28 mm si sposano molto bene con il tipo di bici dall’anima endurance. 

Durabilità e cura

Non ho avuto modo di provare la bici sul lungo periodo; tuttavia, nel test ho pedalato per molti km in condizioni anche gravose (e.g. salite e discese ripide, asfalto sconnesso e tratti con un po’ di ghiaia). Alla fine del periodo di prova, il telaio non ha riportato alcun danno superficiale né, tantomeno, alcun danno strutturale. Ciò dimostra l’elevata qualità costruttiva, sebbene il telaio non abbia alcuna certificazione rilasciata da appositi enti ma soltanto i test fai da te. 

Per quanto riguarda la manutenzione del telaio in legno, bisogna avere l’accortezza di utilizzare quando possibile solo acqua o, in alternativa, del sapone di Marsiglia, evitando prodotti chimici che potrebbero rovinare il legno e farne decadere anche le sue caratteristiche strutturali.

In caso di graffi superficiali è sufficiente passare la zona interessata con della carta abrasiva molto fine e applicare il flatting protettivo. 

Conclusioni

E’ una bici destinata a chi apprezza il made in Italy artigianale fatto interamente a mano e si vuole distinguere rispetto ai possessori delle bici realizzate con i materiali più classici. Il ciclista che pedala su questa bici deve amare più lo spirito cicloturistico di questo sport, volto a godersi il puro piacere di pedalare senza stare troppo a guardare watt e medie orarie di velocità. E’, comunque, una bici che consente di affrontare qualsiasi tipo di percorso, dalla pianura ai tour alpini, garantendo ottimo comfort anche dopo parecchie ore di pedalata.

Sviluppi futuri

Walter Milesi è già all’opera per la realizzazione di un nuovo telaio da corsa che utilizzi legno massello di varie essenze (su tutte noce e frassino). Poiché il legno massello ha caratteristiche meccaniche superiori rispetto al multistrato attualmente impiegato, sarà possibile diminuire il peso del telaio scavando internamente alcune parti. Continuate quindi a seguire la WalmiBike per vedere le prossime creazioni!

[TEST] Walmibike Stratos
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