Zerouno è un brand giovane, fondato a Los Angeles (California) nel 2006 dall’ ex-professionista italiano di motocross Ronny Zanazzi. Il catalogo bici di questo marchio comprende vari modelli di bici da strada (da quelle aero a quelle endurance), mountain-bike (dalle front alle full, e-bike comprese) e un modello destinato al gravel/ciclocross che abbiamo testato.
Zerouno produce a Taiwan i telai MTB, i telai da strada e gravel vengono invece costruiti e verniciati in Italia tra Veneto ed Emilia Romagna. Ogni bici è completamente personalizzabile sia per la verniciatura del telaio che per la scelta dei componenti. Zerouno propone comunque un set di configurazioni che spazia dalle più costose con gruppi elettronici a quelle più tradizionali con gruppi meccanici (Sram o Shimano). Zerouno è legata anche al marchio Spaziale Compositi, fondato anch’esso da Ronny Zanazzi. Questo brand produce principalmente ruote e manubri in carbonio che vengono utilizzati da Zerouno per gli allestimenti top di gamma.

Geometrie e allestimento

  • Telaio: Laminatura Lunar HM Carbon
  • Gruppo: Shimano GRX 600 (pinze freni Shimano 105)
  • Pacco pignoni: Shimano SLX, 11-46, 11 velocità
  • Guarnitura: Shimano GRX 600 175mm, 40t
  • Ruote: Spaziale Mercury, Tubeless Ready, larghezza cerchio 26mm, altezza cerchio 38mm, perno passante 100x12mm anteriore e 142x12mm posteriore
  • Pneumatici: Schwalbe G-One Ultra Bite, 700x40c
  • Reggisella: Spaziale Mercury in carbonio, 27,2mm
  • Sella: Selle Italia SLS
  • Manubrio integrato: Spaziale Mercury Intro, larghezza 42cm
  • Peso: 890 g telaio taglia 56 cm (dichiarato); 9.2 kg peso misurato con pedali Exustar E-PM215+ (peso 296 g al paio) e due portaborraccia.

Il telaio è in fibra di carbonio fasciato, Zerouno utilizza per i suoi telai top di gamma come questo la laminatura proprietaria denominata Lunar HM, fibra di carbonio di grado aerospaziale Toray T800. La rigidità di questo telaio è elevata e rende il comportamento molto reattivo e scattante. Unito a ruote anch’esse in fibra di carbonio, di cui parleremo meglio più avanti, crea una bici molto veloce e pronta a cambi di ritmo; su sterrato molto sconnesso si paga un po’ questa scelta e il comfort non è a livello di gravel pensate per un utilizzo meno corsaiolo. La Fanga nasce infatti per il campionato americano gravel/ciclocross dove velocità e prontezza del mezzo sono rilevanti.

Il telaio può ospitare un ampio range di pneumatici, dai 33mm specifici per le gare UCI di ciclocross, fino ai 50mm. Nel nostro caso gli pneumatici sono da 38mm montati con camera d’aria (non abbiamo testato la configurazione tubeless). Questa misura aiuta a smorzare un po’ la rigidità della bici e la rende adatta anche ad un utilizzo meno votato alla competizione e più cicloturistico proprio del mondo gravel.

La geometria è aggressiva, con angoli del piantone di 73.5° e dello sterzo di 72° nella taglia 56. Stack e reach (se non sapete cosa sono date un’occhiata qui https://alpinebike.altervista.org/la-geometria-del-telaio-stack-e-reach/) sono pari rispettivamente a 569mm e 390mm, valori che implicano una posizione in sella abbastanza distesa rispetto ad altri modelli gravel. Ho comunque trovato la posizione in sella molto confortevole e anche dopo tante ore di pedalata su salite e discese ripide non ho mai avuto problemi di affaticamento della schiena.

Il drop del movimento centrale è contenuto e pari a 70mm. Ciò, unito ad una geometria piatta della parte sottostante del telaio, evita l’accumulo di fango. Attenzione però che la bici viene fornita senza protezione della parte sottostante del tubo obliquo, è bene quindi dotarla di una pellicola protettiva per evitare spiacevoli graffi alla verniciatura. Data la vocazione corsaiola, non sono presenti punti di ancoraggio per le borse da viaggio. Il passaggio cavi, sebbene non sia totalmente integrato, è pulito e ben organizzato. Il peso è ridotto, per il telaio si parla di soli 890g nella taglia 56. Montando la bici con manubrio e ruote in carbonio si ottiene davvero un mezzo leggero che rimane comunque sempre molto ben guidabile anche nelle discese più tecniche ed impegnative ricche di asperità nel terreno.

Il tubo reggisella è il classico tondo di diametro 27.2 mm, questo permette l’eventuale utilizzo di reggisella telescopici che ultimamente si stanno diffondendo anche nel settore gravel. Completa il tutto un movimento centrale di tipo Press Fit PF86.

Il manubrio è anch’esso prodotto da Spaziale Compositi, è in fibra di carbonio di tipo integrato e classico. Ne ho apprezzato la comodità in tutte le tipologie di prese, attenzione però che non presenta alcun flare e ha la parte superiore piatta che richiede un po’ di abitudine per prenderci la mano. Inoltre richiede un supporto per Garmin o equivalente speciale con montaggio tramite viti nella parte centrale inferiore del manubrio. Attenzione anche al montaggio di luci, la parte piatta richiede luci con un sistema di fissaggio tramite fascia in gomma molto elastica per poter avvolgere tutta la sezione del manubrio.

La verniciatura è personalizzabile, Zerouno propone un set di colori molto ampio con possibilità di scegliere anche la finitura del carbonio a vista. La personalizzazione comprende anche l’aggiunta di adesivi e la scritta sul carro posteriore con il proprio nome. Il tutto rende ancora più unica la bicicletta su cui si pedala! La qualità della verniciatura è alta e molto resistente: nonostante non abbia applicato fin da subito pellicole protettive nei punti più esposti (e.g. parte inferiore del tubo obliquo), la verniciatura non ha subito alcuna scheggiatura dovuta all’impatto di sassolini tipici del mondo gravel.

Infine le ruote: Spaziale Compositi Mercury con profilo alto 38mm, canale interno largo 26mm, realizzate in fibra di carbonio con laminazione proprietaria Lunar HM e finitura unidirezionale. Il mozzo è ricavato dal pieno con lavorazione CNC molto ben rifinita. Utilizza un meccanismo ratchet che garantisce un ingaggio molto veloce ed immediato quando si riprende a pedalare. Completano il tutto cuscinetti CeramicSpeed, raggi straight pull Alpina con profilo aerodinamico e assenza di nippli esterni. Il peso dichiarato del set di ruote è di soli 1270 g.

Il gruppo è lo Shimano GRX 600 specifico per il gravel con monocorona anteriore da 40 denti. Cassetta SLX 11-46. Sebbene il cambio posteriore GRX600 ammetta sulla carta al massimo un pignone da 42 denti, non ho mai avuto problemi nell’utilizzare il pignone da 46. Veloce e precisa la cambiata, molto buona l’ergonomia delle leve. Faccio notare che le pinze freni sono del gruppo 105 a causa della mancanza di disponibilità sul mercato delle pinze GRX al momento del montaggio della bici. La frenata è la classica stile Shimano, un po’ più secca di quella Sram e sempre molto efficace.

La prova sul campo

Nel test ho percorso circa 2000 km suddivisi tra asfalto (50%), strade bianche (30%) e sterrati impegnativi (20%). Le condizioni del terreno sono state di tutte le tipologie: da asfalto asciutto e bagnato a strade bianche polverose fino a sterrati fangosi e piuttosto scivolosi. Come già accennato nel precedente paragrafo, la Fanga ha un comportamento molto reattivo e scattante, la potenza viene trasmessa in maniera molto efficace ed immediata dai pedali alla strada. La si apprezza molto nei cambi di ritmo e nei rilanci fuori sella. Su terreno sconnesso il comfort è un po’ penalizzato e la bici richiede sempre una guida attenta con una posizione arretrata pronta ad assorbire le asperità del terreno. Questo comportamento è accentuato anche dalle ruote in carbonio con profilo alto 38mm. E’ un set di ruote di alta gamma molto rigido con scorrevolezza eccellente. I pneumatici con sezione da 38mm aiutano un po’ a smorzare questo comportamento cattivo e scattante, l’opzione tubeless sarebbe poi la scelta migliore. Gli pneumatici forniti sulla bici sono degli Schwalbe Ultra-Bite, concepiti per lo sterrato e il fango. Se si utilizza la bici prevalentemente su strade bianche/asfalto, meglio optare per copertoni con tassellatura meno pronunciata.

In salita su sterrato questa Fanga si è sempre ben comportata. Il range di rapporti permette di affrontare anche pendenze importanti da seduti senza mai andare in crisi. Data la cassetta che arriva fino al pignone da 46 denti, si nota solo un salto evidente passando dal penultimo pignone (37 denti) all’ultimo. Quest’ultimo rapporto risulta particolarmente utile in condizioni difficili: salite ripide, specie se su sterrato sconnesso. Guarnitura da 40 denti: l’ideale per un utilizzo a tutto tondo, chi affronta poche salite e non molto ripide può optare per un 42. Comportamento in frenata ottimo, la bici risulta sempre ben guidabile senza mai scomporsi anche durante frenate violente in discesa su terreno sconnesso. E’ molto maneggevole e l’impostazione delle traiettorie è immediata senza esitazioni. Si riesce a farla girare velocemente anche nello stretto, cosa particolarmente utile quando si affronta un percorso con ostacoli del terreno da evitare. Nelle curve più strette però la punta della scarpa interferisce con il copertone quando il pedale si trova ad ore 3, il cosiddetto toe overlap. Ciò mi ha dato qualche fastidio solo nelle ripartenze da fermo quando il manubrio è molto piegato, durante la pedalata invece non ho mai avuto questo problema. Aggiungo che questo toe overlap potrebbe essere anche causato dalle geometria dei componenti che sono presenti sulla bici che ho testato (lunghezza pedivelle 175mm, copertoni da 38mm con tassellatura sporgente sui fianchi e lunghezza della scarpa utilizzata, nel mio caso in taglia 44 di Gaerne). Con copertoni meno larghi e meno tassellati sui fianchi il fenomeno dovrebbe ridursi notevolmente se non scomparire.
La sella è la Selle Italia SLS, comoda, ma per un utilizzo gravel meglio qualcosa di più ammortizzato ed imbottito.

Le ruote si sono sempre ben comportate, non hai mai avuto problemi e le ho apprezzate molto per la loro scorrevolezza e prontezza nei rilanci. L’ingaggio della ruota libera è immediato e non ha mai avuto esitazioni. Dato il profilo medio di 38mm risentono un po’ del vento laterale. L’aspetto poi è molto accattivante grazie alla finitura in carbonio a vista, i mozzi straight-pull e l’assenza di nippli esterni sui raggi; quest’ultimo aspetto rende però più laboriosa l’operazione di manutenzione.

Conclusioni

E’ una bici destinata a chi apprezza un marchio italiano artigianale con la possibilità di personalizzare in tutto e per tutto il proprio mezzo rendendolo unico ed è ovviamente disposto a pagare un prezzo maggiore rispetto a brand con produzioni in serie. E’ una gravel aggressiva con un’anima race e che preferisce essere spinta a fondo su tutti i percorsi, pertanto non la consiglio a chi vuol farne un uso esclusivamente di tipo gravel da viaggio (bikepacking).

Qui trovate il link sul sito di Zerouno: https://www.zerounobikes.it/fanga

[TEST] Zerouno FANGA SL
Tagged on: