La tecnologia del tubeless è oramai consolidata da anni sulle mountain bikes e ancor prima su tutte le nostre automobili. Da qualche anno è disponibile anche per il settore delle bici da corsa; all’inizio la sua diffusione sulle nostre specialissime è stata piuttosto lenta, ultimamente sta però prendendo sempre più piede, spinta anche dal crescente numero di copertoni tubeless presenti sul mercato.

Grazie alla tecnologia tubeless è possibile gonfiare un copertoncino installato su un cerchio senza l’utilizzo di una camera d’aria. La funzione di ritenuta della pressione, svolta nelle comuni ruote dalla camera d’aria, è assolta da una camera a tenuta che si crea tra il copertoncino tubeless e l’apposito cerchio tubeless. Ciò avviene grazie ad uno speciale fianco del copertoncino che si innesta su un apposito cerchio; tale accoppiamento permette la ritenuta dell’aria e il gonfiaggio dello pneumatico.

Il tubeless per bici da corsa fu introdotto per la prima volta da Hutchinson e Shimano nel 2006. L’inizio fu tutt’altro che un successo. A livello professionistico il tubeless non fu adottato, ciò spinse anche tutto il resto del settore strada ad essere poco entusiasta di questa nuova tecnologia. I tubolari utilizzati come standard a livello professionistico offrono infatti i seguenti vantaggi: peso ridotto e nessun rischio di stallonamento in caso di perdita rapida di pressione dovuto a forature. La loro installazione è però molto complicata e in caso di foratura è possibile solamente provare a gonfiarli con le apposite bombolette gonfia e ripara che iniettano un liquido sigillante in grado di sigillare piccoli tagli.

I copertoncini con camera d’aria sono tuttora molto diffusi a livello amatoriale e cicloturistico. Essi possono essere facilmente installati o sostituiti in caso di foratura senza particolari capacità meccaniche da parte dell’utilizzatore. Inoltre non esistono problemi di compatibilità: copertoni di qualsiasi produttore possono essere installati su qualsiasi cerchio (solo in alcuni casi il montaggio è un po’ difficile a causa della geometria interna di alcuni cerchi). Infine il mercato offre una vasta scelta di modelli e misure.

Un grosso impulso alla diffusione dei tubeless è stato dato recentemente da due importanti case produttrici: Continental, con il lancio dei GP 5000 anche in versione tubeless, e Michelin che ha introdotto il tubeless sulla sua serie Power. Il passo verso questa tecnologia compiuto da Continental e Michelin è avvenuto anche grazie a Mavic che, già dal 2017, ha introdotto lo standard UST (Universal System Tubeless) che definisce i requisiti tecnici per l’accoppiamento copertoncino/ruota in versione tubeless. La novità dello standard UST rispetto a quanto già precedentemente presente sul mercato è un ridotto margine sulle tolleranze ammissibili sulla geometria dei cerchi e diametri dei copertoncini. Questi parametri geometrici influenzano infatti la facilità/difficoltà di installazione dello pneumatico e la sua capacità di ritenere pressione. Attualmente lo standard UST è in fase di approvazione da parte della ISO (International Organization for Standardization) e dalla ETRTO (European Tyre and Rim Technical Organisation).

I vantaggi del tubeless

Il principale vantaggio è la drastica riduzione del rischio di foratura. Data l’assenza di camera d’aria, questa non può bucarsi a causa di pizzicature o di corpi estranei che penetrano nel copertoncino. In questo ultimo caso, il liquido sigillante che solitamente viene iniettato nei tubeless è in grado di sigillare piccoli tagli nel copertoncino con solo ridotte perdite di pressioni di gonfiaggio.

Un secondo vantaggio riguarda la migliore scorrevolezza. Nel caso di copertoncino con camera d’aria, durante il rotolamento si hanno dei piccoli strisciamenti tra queste due parti dato che non sono solidali l’una con l’altra. Tale strisciamento implica una dissipazione di energia e potenza che viene sottratta all’avanzamento del mezzo.

Il terzo vantaggio riguarda la pressione di gonfiaggio. Un copertoncino tubeless può essere gonfiato a pressioni inferiori data l’assenza di camera d’aria che annulla il rischio di sue pizzicature la cui probabilità è più alta in caso di basse pressioni di gonfiaggio. Questa caratteristica è molto importante nel settore mtb, dove basse pressioni di gonfiaggio permettono un miglior grip senza aumentare il rischio di pizzicature. Nel caso delle bici da corsa, dove le pressioni di gonfiaggio sono molto più alte, questo vantaggio può sembrare irrilevante specie se si utilizzano copertoncini stretti (i classici di sezione 23mm per esempio). Attualmente però si sta andando sempre più nella direzione di utilizzare copertoncini più larghi di sezioni 25mm e 28mm (tale scelta ha i vantaggi riportati in questo articolo). Tali copertoncini con sezione maggiore richiedono minori pressioni di gonfiaggio e, se utilizzati tubeless, essi possono essere gonfiati a circa 0.5-1 bar in meno rispetto ai copertoncini standard. Il tutto a vantaggio del comfort di marcia senza penalizzare la scorrevolezza.

Gli svantaggi del tubeless

Il primo svantaggio riguarda la poca scelta che il mercato offre per coperture tubeless. Anche se nell’ultimo periodo le possibilità stanno aumentando, la scelta è ancora ridotta rispetto ai classici copertoncini con camera d’aria. Diverso è il discorso per le ruote: la maggior parte dei costruttori offre ora ruote compatibili sia con il tubeless che con la vecchia camera d’aria.

Il secondo svantaggio riguarda l’installazione di un copertoncino tubeless. La mancanza di uno standard (quello UST di Mavic non è ancora stato adottato da tutti i costruttori in quanto tuttora in fase di approvazione) può rendere difficile installare un copertone su un cerchio e gonfiarlo senza perdite di pressione. La difficoltà di installazione è dovuta al ridotto gioco nell’accoppiamento copertoncino/cerchio necessario per ottenere la successiva tenuta di pressione.

Infine un copertoncino tubeless non azzera il rischio di foratura. Sebbene lo riduca notevolmente, alcuni tagli particolarmente estesi non riescono ad essere sigillati dal liquido presente all’interno dello pneumatico. In questo caso l’unica soluzione è inserire una camera d’aria al suo interno. Tale operazione può diventare molto difficoltosa quando eseguita a bordo strada poiché il liquido sigillante che inevitabilmente fuoriuscirà quando faremo stallonare il copertoncino renderà le nostre mani molto scivolose aumentando la difficoltà nel calzare nuovamente il copertone dopo l’installazione della camera d’aria.

Una breve guida per la conversione al tubeless

Innanzitutto è necessario verificare che il cerchio delle nostre ruote sia compatibile con questa tecnologia. Questa è la spesa maggiore nel caso la nostra ruota non sia compatibile con il tubeless. Se la ruota presenta i classici fori all’interno del canale del cerchio che consentono l’installazione dei raggi, sarà necessario sostituire il nastro para-nippli presente con uno apposito più largo e a tenuta d’aria.

È poi necessario utilizzare una valvola tubeless. Esse presentano una guarnizione elastomerica nell’estremità che si interfaccia con il cerchio. Avvitando il dado di installazione, tale guarnizione viene schiacciata garantendo la tenuta di pressione nel successivo gonfiaggio. Esistono svariati modelli di valvola tubeless, il nostro consiglio è quello di utilizzare valvole con la parte superiore rimovibile: ciò permette un più facile riempimento con il liquido sigillante e un più facile gonfiaggio poiché entra più aria all’interno, data la maggiore sezione di passaggio quando la parte interna viene rimossa. Ovviamente la lunghezza della valvola deve essere compatibile con l’altezza dei nostri cerchi.

Infine il liquido sigillante. Esso è impropriamente indicato come lattice poiché agli inizi della tecnologia del tubeless il liquido che veniva utilizzato era effettivamente del lattice da stampi. Oggi però questi liquidi si sono evoluti e sono state sviluppate diverse composizioni per migliorare le caratteristiche del liquido. Questo liquido, infatti, oltre ad avere la capacità di sigillare tagli nello pneumatico nel più breve tempo possibile, deve anche rimanere allo stato liquido il più a lungo possibile nel tempo senza essere influenzato dalla temperatura ambientale.  L’utilizzo del liquido sigillante non è necessario per coperture tubeless ma solo in quelle tubeless-ready che non garantiscono una tenuta di pressione al 100%. È bene però utilizzarlo in ogni caso per prevenire forature. Il compito del liquido sigillante è quello di tappare i micro-pori presenti nei copertoni tubeless-ready e renderli a tenuta ermetica. Se una certa quantità di liquido viene consumata per tappare la porosità del copertone, circa l’80% del liquido rimane all’interno del copertone in forma liquida, pronto a tappare eventuali fori o tagli del copertone.

Il liquido, infatti, evapora fino a che l’aria all’interno del copertone non si satura di umidità, poi l’evaporazione si interrompe. Il liquido presente durante l’uso si muove quindi nel copertone diffondendosi. In caso di foratura, la pressione dell’aria tende a far fuoriuscire il liquido che, tuttavia, a contatto con l’aria secca atmosferica, si solidifica istantaneamente tappando il foro. Il procedimento spesso è talmente rapido che, soprattutto su fori piccoli causati da un oggetto come una spina, il foro si sigilla e non ce ne rendiamo neppure conto.

Il tubeless sulla bici da corsa: è l’opzione migliore?
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