Chi è ELBEC

Il progetto ELBEC nasce in Val Pettorina, nel cuore delle Dolomiti e ai piedi della Marmolada, da un’idea di Federico Sordini, architetto laureato a Parigi e specializzato in architettura sostenibile a Losanna che, insieme alla sua famiglia, si è trasferito in montagna dopo anni di esperienza in Africa e Centro America collaborando con le principali associazioni non governative internazionali in ambito di urgenza e post urgenza. Oltre ad aver fondato l’Associazione Agriculturale Val Pettorina per la promozione e il ripristino delle pratiche agricole in montagna, la tutela ed il rispetto dell’habitat montano, nel 2015 Federico Sordini ha creato una linea di prodotti di abbigliamento tecnico, etico e naturale: ELBEC.

ELBEC è nata sviluppando calze termiche in lana merinos: i prodotti ELBEC, infatti, sono tutti in lana merinos di qualità extra fine (16 micron di diametro), sufficiente a piegarsi a contatto con la pelle garantendo una sensazione di estrema morbidezza.

La capacità traspirante ed assorbente del merino, in grado di assorbire il 33% del suo peso in acqua senza però dare, al tatto, la sensazione di bagnato, la rende ideale per indumenti pensati per attività sportive.

A differenza delle fibre sintetiche, il merino è una fibra viva, che reagisce al cambiamento della temperatura corporea. Ciò consente a chi la indossa di mantenere un microclima ideale: più caldo d’inverno e più fresco quando le temperature sono più miti.

La naturale elasticità del merino permette ai capi di assecondare i movimenti del corpo, tornando poi alla forma originaria: I capi in merino non hanno bisogno di essere stirati dopo il lavaggio.

I filati sono 100% extra fine merino con estrema resistenza al “pilling” e subiscono un trattamento Total Easy Care (TEC) che li rende lavabili in lavatrice a 40°C ed asciugabili a tamburo a bassa temperatura.

Tutta la lana merinos utilizzata da ELBEC è certificata “no mulesing”: il filato proviene da animali che non sono stati sottoposti a mutilazioni né a trattamenti antiparassitari nocivi per la loro salute, oltre che per quella degli operatori e degli utilizzatori finali della lana.

Ma cos’è il mulesing?

Il mulesing è una pratica utilizzata negli allevamenti di pecore merinos, in particolare dell’Australia e dell’Asia, che consiste nello scuoiamento della pelle della zona anale e perianale degli animali vivi. Gli animali vengono bloccati con delle barre di metallo e lembi di carne viva vengono tagliati dall’area perianale, inclusa la coda, senza anestesia e rilasciando gli animali mutilati subito dopo l’intervento senza nessuna cura. Questa pratica abominevole serve ad evitare che la pecora sporchi il suo vello con le deiezioni e che le mosche carnarie depositino le loro uova tra le pieghe cutanee della pecora (particolarmente accentuate nella razza merinos). Tutta l’operazione di mutilazione si svolge senza alcun tipo di anestetico e spesso con l’uso improvvisato di strumenti come cesoie da giardinaggio e simili.

Ovviamente esistono metodi di controllo ben più miti ma che impongono attenzioni e cure nei confronti degli animali che riducono i guadagni della vendita della lana.

Oltre alla pratica del mulesing, spesso le pecore sono costrette ad un bagno in una soluzione chimica di insetticidi e fungicidi al fine di combattere i parassiti, solitamente con la testa sotto l’acqua. Come potete ben immaginare, tutto ciò rappresenta un calvario per le povere pecore; inoltre, alcune delle sostanze chimiche utilizzate sono descritte come altamente tossiche per gli esseri umani.

I residui delle sostanze tossiche si ritrovano poi nei filati derivati dalla lana merinos e possono entrare nel corpo umano tramite contatto, generando problemi di salute della pelle e allergie. Anche per i lavoratori che effettuano i bagni alle pecore, dunque, è presente un grave rischio per la salute.

Anche se in Europa questa pratica è vietata, l’Australia esporta il quasi il 90% della lana mondiale.

Molte associazioni e produttori di filati si stanno unendo contro tutto ciò, tra cui ELBEC, anche se la strada verso l’abolizione totale di queste pratiche barbare è ancora lunga.

Acquistare da allevamenti 100% mulesing free non è semplice, specie per piccole aziende come ELBEC, dato che si tratta di prodotti certificati molto più costosi; quando, però, la scelta di eticità è alla base del business, i costi passano in secondo piano in favore di un prodotto che sia ottimale anche dal punto di vista del rispetto del nostro pianeta.

 

Calza HYBRID – Descrizione tecnica

È una calza multifunzionale leggera realizzata con un materiale la cui funzione principale oltre alle proprietà termiche della lana merinos è quello di massimizzare la traspirabilità per lasciare sempre il piede asciutto sia con temperature elevate ma soprattutto nello sforzo fisico aerobico in clima freddo. Questa calza è stata realizzata e progettata per creare un prodotto di alta qualità per la corsa invernale, in stretta collaborazione con Wild Tee, un brand di abbigliamento tecnico per sportivi che praticano il running fondato da Filippo Canetta, ultra-trailrunner pluripremiato di fama internazionale e capitano della Nazionale Italiana di ultra-trail.

Questa calza è adatta a tutte quelle calzature tecniche che non richiedono eccessivi spessori. Il filato è in pura lana merino extra fine certificata no mulesing e GOTS: questo filato naturale di altissima qualità e morbidezza è stato trattato con procedimenti privi di cloro per ridurre gli impatti ambientali. La certificazione GOTS, infatti, assicura il massimo rispetto dei parametri ambientali in materia di inquinamento, protezione animale, assenza di agenti chimici in tutte le fasi di produzione ed una particolare attenzione anche agli aspetti di rispetto e tutela dei lavoratori.

Tallone e punta sono realizzati con treccia 60% merino e 40% polipropilene per aumentare la resistenza all’usura nei punti più sollecitati.

COMPOSIZIONE: 52% fine merino GOTS – 12% Polycolon – 30% Polyamide – 6% elasthane. Peso: 45 g.

Se volete leggere la storia completa di queste calze, la trovate a questo link.


Vestibilità

Come molti modelli, le calze Hybrid vengono vendute per range di taglie. Nel nostro caso erano di misura 35-38 per Gaia e 43-46 per Simone. Quelle che abbiamo provato noi ci sono state fornite nella colorazione magenta.

Le taglie sono perfette per i nostri piedi. Fin da subito si nota un’ottima morbidezza grazie alla lana merinos e al filato estremamente fine. Inoltre, la calza non punge (problema che di solito è tipico dei capi in lana) e fascia bene tutto il piede e la zona della caviglia senza avere porzioni eccedenti che potrebbero dar luogo alla formazione di vesciche.

Prova sul campo delle calze ELBEC Hybrid

Gaia: test con scarpe da trail running marca Scarpa modello Goldengate ATR numero 40 (questa scarpa veste molto larga, io di solito porto il 38.5/39).

Simone: test con scarpe da trail running marca Hoka One One modello Mafate Speed 3 numero 44.

Abbiamo provato queste calze su una decina di percorsi di trail running su tracciati di media lunghezza (20-35 km) con dislivelli tra 1000 e 2000 m, nel periodo invernale con temperature poco sotto lo zero fino a circa 10°C.

La caratteristica che più ci ha colpiti è stata l’estrema confortevolezza di queste calze per tutta la durata della corsa. Inizialmente eravamo un po’ scettici circa la comodità, in quanto ci sembrava strano l’impiego della lana come materiale per una calza da corsa; in realtà, la scelta si è rivelata ottima, dato che il piede traspira benissimo (caratteristica dovuta soprattutto alla parte superiore, realizzata con una tramatura a nido d’ape) e rimane asciutto e caldo, risentendo poco degli sbalzi termici. Inoltre, anche dopo un utilizzo prolungato di diverse ore (5-6), la calza è priva di cattivi odori e questo le permette di essere riutilizzata più volte senza la necessità di lavarla troppo frequentemente (il lavaggio necessita di accortezze particolari che descriveremo in seguito).

La struttura della calza è rinforzata nei punti critici, cioè punta e tallone, con un filato brevettato composto da lana merinos e polipropilene che allontana molto velocemente l’umidità lasciando il piede sempre asciutto: questo ci ha permesso di non sviluppare vesciche fin dal primo utilizzo. La calza, inoltre, rimane ben stabile all’interno della scarpa grazie alla parte plantare anti-scivolamento. Anche il corpo della calza, che avvolge il polpaccio, rimane sempre nella sua posizione senza scivolare verso il basso.

La resistenza delle calze Hybrid è ottima e non hanno riportato alcun tipo di usura, a differenza di calze di altre marche, fatte con altri materiali, che si sono bucate anche dopo un breve utilizzo.

Per contro, dopo una decina di volte di utilizzo intenso, abbiamo notato il manifestarsi del fenomeno del pilling (formazione di pallini di lana, lanugine), soprattutto nelle zone dove la calza è rinforzata. Questo, in realtà, non è un difetto ma un fenomeno normale dovuto all’utilizzo di filati contenenti molta lana e a fibra lunga (lana pettinata, ossia mai cardata) e avviene a causa dello sfregamento all’interno della scarpa che sarà sempre presente, specie in caso di utilizzo per trail running.

 

Cura e lavaggio delle calze

Il lavaggio ideale per la lana è quello a mano. La lana andrebbe sempre lavata a mano, senza strofinare e senza strizzare troppo, specie quella pregiata come la lana merinos extra fine.

Se la vostra lavatrice possiede un programma per lana e delicati potete utilizzarla a condizione che disattiviate la centrifuga o la riduciate ad un massimo di 400 giri. L’importante, inoltre, è che la temperatura dell’acqua sia sempre inferiore ai 30°C. Molte persone pensano che sia la temperatura alta dell’acqua a fare infeltrire la lana: in realtà, sono soprattutto lo sbalzo di temperatura e la centrifuga o, anche nel caso in cui siamo noi a strizzare in maniera troppo energica la lana, essa potrebbe venire danneggiata e potrebbe infeltrirsi. È molto importante anche la scelta del detersivo, che dovrà essere biologico e vegetale, ed il risciacquo, che deve essere fatto con attenzione, sia per prolungare la vita della lana, sia per non avere fastidio, soprattutto se la lana è a contatto con la pelle.

L’ammorbidente non deve mai essere utilizzato perché deposita una patina chimica sul filato che, alla lunga, potrebbe rovinarlo.

Per evitare errori con la lavatrice, comunque, l’ideale sarebbe mettere in ammollo il capo in lana in una bacinella per un quarto d’ora e risciacquare a mano con abbondante acqua.

Come asciugare la lana?

Bisogna tirare fuori i capi bagnati dalla lavatrice o dall’ammollo in caso di lavaggio a mano e tamponarli con un asciugamano, oppure avvolgerli delicatamente con un asciugamano. In seguito, lasciateli asciugare stesi sull’asciugamano in modo che il peso dell’acqua non li deformi. Nel caso delle calze in lana merinos è preferibile appoggiarle in orizzontale.

Non c’è bisogno di lavare i prodotti ogni volta che li usate! Tra un lavaggio ed un altro i capi possono essere messi ad asciugare al sole o, comunque, all’aria aperta: la lanolina naturale farà ritornare il filato come nuovo e senza alcun problema di odori sgradevoli. Le calze e, in generale, i prodotti in lana merinos non devono essere fatti asciugare vicino a forti fonti di calore: meglio a temperatura ambiente.

 

Conclusioni

La calza Hybrid è davvero polivalente e ben si presta all’utilizzo per vari tipi di sport in montagna, dall’utilizzo nel trail running all’uso in light trekking (scarpe da avvicinamento). Tutti i pregi che abbiamo evidenziato si pagano un po’ dovendo prestare parecchia attenzione alla cura e alla manutenzione di queste calze. Ad ogni modo, non è la fine del mondo: ricordiamoci che, da sempre, i capi in lana si lavano a mano! Specie se siete amanti dei materiali naturali e avete a cuore la salute del nostro pianeta, questa calza è la scelta che fa per voi.

Recensione calze ELBEC: HYBRID
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