Ai tempi del Coronavirus, ormai ci è concesso solo sognare il momento in cui potremo tornare sulle nostre amate montagne. Siamo sicuri che la nostalgia dell’arrivo in vetta renderà ancora più bello ed emozionante questo agognato ritorno: meglio non arrivare impreparati a quel magnifico giorno e sfruttare questa quarantena forzata per cominciare a pianificare le nostre prossime escursioni.

In questo articolo vorremmo aiutare soprattutto i neofiti della montagna a non sottovalutare l’importanza di una buona pianificazione di una gita, perché sempre più spesso giungono notizie di persone che si improvvisano in un ambiente che “non perdona” e che, magari, ricorrono al soccorso alpino per farsi aiutare ad uscire da brutte situazioni.


Verificare sempre le previsioni meteo

Una delle operazioni fondamentali da effettuare prima di partire per un’escursione è quella di controllare il meteo: fortunatamente i modi e gli strumenti per farlo sono tanti.

La maggior parte degli escursionisti prima di partire si affida al web. Oggi esistono diversi siti che assicurano dati reali e affidabili già diversi giorni prima della partenza.

Per prepararsi meglio ad un’escursione e predisporre l’attrezzatura più adatta, è bene controllare non solo le previsioni ma anche gli eventi meteorologici che hanno interessato la propria destinazione nei giorni precedenti: per esempio, se ha piovuto molto probabilmente si troverà fango, nel caso contrario si potranno trovare i ruscelli secchi e la zona particolarmente arida.

Se lo scopo è programmare un’uscita in montagna, bisogna affidarsi solo a siti professionali di previsioni meteo. Secondo la nostra esperienza, tra i siti più affidabili in Lombardia vi sono i seguenti:

3BMeteo: tra i siti “commerciali”, forse è il più affidabile e mostra anche la percentuale di attendibilità delle previsioni.

Meteoam dell’Aereonautica Militare Nazionale: elabora i dati raccolti direttamente e fornisce indicazioni solo per i prossimi 3 giorni (quando le previsioni hanno un maggior livello di attendibilità).

Arpa Regione Lombardia: specifico per la Lombardia.

Meteo Svizzera: perfetto per le previsioni sull’arco alpino.

Centro Meteo Lombardo: molto utile per vedere la situazione in diretta (realtime) dei vari parametri (precipitazioni, venti, temperature, ecc.); un altro utile strumento è il radar delle precipitazioni. Da consultare la mattina stessa dell’escursione e utile anche per verificare lo stato della neve in inverno.

Solitamente il tempo atmosferico può cambiare durante la stessa giornata, soprattutto in montagna. È frequente, ad esempio, che la mattina sia soleggiata mentre la sera piovosa. Per questo bisogna sempre guardare le previsioni per le fasce orarie di proprio interesse, oltre che per la località scelta come meta dell’escursione: è vero che in montagna, a causa dei rilievi e dei venti, è difficile essere precisi ma è bene fare una ricerca mirata e non solo a livello provinciale o per la città capoluogo che magari si trova a 50 km di distanza dalla propria meta.

Le previsioni vengono continuamente aggiornate e per questo è meglio non consultarle mai prima di tre giorni dalla data di interesse: più è vicina la previsione, maggiore sarà l’attendibilità. Le previsioni di 7 o 15 giorni prima danno solo un’indicazione su come potrebbe essere il meteo: ad esempio, si può capire se ci sarà un aumento o una diminuzione delle temperature, ma non è possibile sapere giorno per giorno come sarà il tempo. Le previsioni meteorologiche ricevute con largo anticipo vanno, quindi, prese con le pinze (ecco perché, scherzosamente, noi parliamo di “fantameteo” quando guardiamo le previsioni a lungo termine!).

Se avete intenzione di andare in montagna e le previsioni danno piogge abbondanti o temporali è meglio rinunciare all’escursione, onde evitare che il vostro trekking diventi pericoloso: anche le guide professioniste annullano le gite in queste condizioni. Diverso, invece, il discorso se le previsioni danno un po’ di pioggia debole durante il tragitto oppure addirittura oltre il termine della vostra escursione. In questo caso non c’è nulla da temere: è sufficiente avere nello zaino un k-way o una mantella antipioggia. Vi renderete conto che anche una giornata grigia può riservare bei paesaggi (forse un po’ cupi e misteriosi), dato che la montagna è sempre bellissima!

E se la connessione internet non è disponibile?

Fortunatamente esistono altri utili strumenti che possono fornire importanti informazioni riguardo il meteo, come il barometro. Questo strumento permette di “leggere” e registrare i cambiamenti climatici in base all’alterazione della pressione atmosferica: quando l’aria si riscalda diventa più leggera e provoca zone di bassa pressione, che a loro volta causano maltempo; quando, invece, l’aria si raffredda diventa più pesante e si creano zone di alta pressione (portatrici del bel tempo).

Imparare a leggere i dati forniti dal barometro è fondamentale per comprendere quali sono le condizioni meteo che interesseranno una data area geografica.

Il mercato oggi offre tanti orologi con barometro integrato, capaci di valutare e prevedere la situazione meteorologica.

E se non possiedo nemmeno il barometro?

In questo caso si alzano gli occhi al cielo e si cerca di prevedere l’evoluzione del meteo guardando le nuvole: bisogna riconoscerne la forma e associarla ad un tipo di previsione. Ecco alcuni esempi:

I cumuli sono nubi allungate, con una base piatta che si presentano diffuse in modo omogeneo sul cielo e ci annunciano che il tempo sarà stabile.

I cumulonembi sono cumuli rigonfiati, che si propagano in verticale. Se assumono una colorazione grigiastra significa che è in arrivo un temporale.

I cirri sono le nuvole sfilacciate, le riconosci perché sembra si muovano velocemente nel cielo: è in arrivo un peggioramento delle condizioni climatiche.

Infine, i cirrocummuli sono i protagonisti di un proverbio popolare “cielo a pecorelle, acqua a catinelle”: quando è presente questo tipo di nubi, bisogna prepararsi a proteggersi dalla pioggia.

 

Come scegliere l’escursione

La scelta dell’escursione può avvenire in base a molti fattori. Non bisogna considerare solo dove si vuole andare ma se è possibile farlo in base alla stagione, alle condizioni meteo, all’allenamento ed esperienza di chi costituirà il gruppo, all’innevamento se ci si trova in inverno, inizio primavera o fine autunno ed in base alle quote, al tempo di cui si dispone, alla lunghezza della giornata (ore di luce dall’alba al tramonto), all’attrezzatura ed abbigliamento che si ha a disposizione, e così via.

Una delle prime cose da verificare è senza dubbio l’allenamento e l’esperienza dei partecipanti: una escursione con persone che non hanno una grande pratica di montagna o con bambini e/o adolescenti al seguito potrà essere una grande occasione di scoperta per tutti, senza andare in luoghi troppo difficili da raggiungere. In queste situazioni, sarà meglio orientarsi su luoghi dall’aspetto più scenografico e tranquillo, come ad esempio verdi vallate, alpeggi e zone di laghi. Sarebbe buona norma pensare alla possibilità in zona di punti di appoggio quali rifugi o posti tappa, ove eventualmente fare terminare l’escursione nel caso alcuni partecipanti siano già stanchi, considerando poi che c’è anche il ritorno. Se vi sono bambini, i problemi si complicano, in quanto tendono a stancarsi anche più degli adulti ed è bene prevedere pause più frequenti, una certa riserva d’acqua, oltre ad essere pronti sia ad interessarli mostrando loro i vari aspetti della natura sia a sorvegliarli durante tutto lo svolgimento dell’escursione. Tutti questi problemi non sussistono se si parte da soli (conoscendo i propri limiti e le proprie capacità) o con persone abituate alla montagna.

Bisogna prestare attenzione durante le giornate primaverili ed autunnali, dove la presenza dell’ultima neve rimasta dall’inverno passato o della prima di quello che deve arrivare può creare inconvenienti e disagi. In questi casi occorrerà anche valutare il rischio valanghe. Il bollettino neve ed il rischio valanghe devono essere la prima cosa da considerare nel caso di una escursione invernale su ciaspole. Un altro fattore da considerare è il vento che, quando presente, è sempre maggiore mano a mano che si sale di quota. In una giornata particolarmente ventosa, è meglio evitare escursioni che prevedono zone esposte come creste o vette, non solo per la spinta che il vento può dare al corpo, facendo perdere l’equilibrio, ma anche per il potere raffreddante del vento stesso. Nelle giornate calde e afose, invece, è meglio evitare le escursioni a quote troppo basse perché aumenterebbero parecchio fatica e disidratazione: meglio riservarle ai periodi di inizio o fine stagione quando non si può salire troppo per il freddo e la neve. Nel caso di tempo incerto è meglio prevedere un “piano B”, ovvero ripiegare su una meta alternativa più facile, in modo da non sciupare del tutto la giornata.

I percorsi troppo lunghi vanno in genere evitati anche nei periodi in cui il sole tende a tramontare prima, a meno di portarsi dietro una lampada frontale. Quando si calcolano i tempi bisogna sempre prevedere un certo margine di errore, sia per imprevisti (come segnali errati, sentiero incerto o smarrimenti) sia perché sul posto si potrebbe decidere di prolungare l’escursione, con deviazioni, soste prolungate o altro. Per chi proviene dalla città occorrerà considerare anche i problemi di rientro come la strada affollata causa ingorghi, cantieri stradali o altro. Nei periodi autunnali, primaverili o, comunque, in giornate fredde è meglio limitare la quota massima raggiunta a meno di non essere ben allenati ed equipaggiati, valutando anche un punto di appoggio se presente in zona (i rifugi dispongono di solito di un locale invernale, anche quando sono chiusi).

Se si prevede di pernottare in rifugio occorre innanzitutto verificare i periodi di apertura degli stessi, a meno che non si voglia pernottare nel locale invernale e, se possibile, prenotare telefonicamente per non rischiare di trovare tutto esaurito. Se si pernotta in bivacco, bisogna anche informarsi sulla disponibilità di acqua per bere e cucinare e, come per il rifugio, occorre valutare l’affollamento perché i posti sono generalmente limitati. Altro fattore importante é sapere se occorre portare il fornello ed altro non presente in bivacco (non tutti sono attrezzati allo stesso modo).

Un altro aspetto che condiziona la scelta dell’escursione è l’equipaggiamento di cui si dispone o di cui dispongono i propri compagni, specie quelli che muovono i loro primi passi in montagna.

L’allenamento, infine, è un altro fattore che condiziona: non è saggio partire subito a inizio stagione con escursioni troppo impegnative, anche laddove si pratichi comunque attività fisica durante l’inverno, che non sarà mai equivalente ad un’escursione in termini di muscolatura utilizzata o altri parametri quali la resistenza.

A questo punto resta da scegliere la meta che si vuole raggiungere. Le fonti di informazioni su una possibile escursione da effettuare sono parecchie: noi ci affidiamo principalmente a siti internet e forum sulla montagna, come On-Ice, Camptocamp, Gulliver o Over The Top. Altre fonti sono le pagine Facebook (ve ne sono alcune specifiche per le condizioni di sentieri escursionistici o percorsi scialpinistici), le guide e cartine, oppure il Club Alpino Italiano. Per i siti internet occorrerebbe sapere se sono affidabili, ovvero se chi ha scritto le pagine in cui descrive gli itinerari li ha percorsi davvero, senza prendere informazioni da altre fonti (spesso senza verificarle). Un’indicazione per capire se un sito è affidabile è controllare la cura e la completezza delle informazioni: deve dare l’impressione che l’autore descriva quello che ha visto con i propri occhi, non copiato da altri, magari con una vasta galleria di foto autoprodotte. In termini di contenuti, è importante che dell’escursione siano indicati bene il grado di difficoltà, le tempistiche (oltre a distanza e dislivello), i punti dove trovare acqua, eventuali zone di rischio, e così via. Utilissima è la data dell’escursione effettuata dall’autore, poiché lo stato del percorso può cambiare nel tempo (in meglio o in peggio), anche a distanza di pochi mesi. Lo scopo della descrizione del percorso è duplice: non fare smarrire gli escursionisti e permettere loro di valutare se siano in grado o meno di affrontare l’escursione.

Le guide escursionistiche e le carte sono state le fonti principali di informazioni sino all’avvento di internet. Anche in questo caso occorrerebbe verificare quanto siano affidabili per via dell’aggiornamento, che avviene solo a distanza di anni. Con il tempo, infatti, cambiano i sentieri, la loro numerazione, aumentano le strade, oppure si costruiscono rifugi ed alpeggi. Le carte più recenti, pensate anche per l’uso con il GPS, riportano spesso anche le sorgenti di acqua potabile.

Le mappe di derivazione OpenStreetMap, un sistema che si è sviluppato sulle Alpi dal 2012, sono tra le più aggiornate ed affidabili: i sentieri sono quasi sempre rilevati sul posto con GPS, anche se sono sempre possibili errori.

 

Studiare l’itinerario

La carta escursionistica è una grande fonte di informazioni, a patto che sia aggiornata ed affidabile. Oltre alle carte tradizionali, esistono mappe escursionistiche vettoriali per GPS.

Dall’esame della carta si può localizzare il punto di partenza, situato spesso in qualche frazione minore del paese o al termine di qualche strada interpoderale, o al divieto di accesso al traffico non autorizzato. Si può dedurre anche il luogo dove lasciare l’auto oppure la stazione delle corriere o ferroviaria, oltre ad altri punti di appoggio (rifugi e bivacchi, alpeggi, alberghi in paese, ecc.). Sarebbe importante che la carta indicasse le sorgenti idriche, come avviene per le carte più recenti. L’analisi delle curve di livello, dette anche isoipse, aiuterà a capire se il percorso è più o meno ripido, poiché esse, tracciate a quota costante, indicano una pendenza del terreno minore nei punti dove sono più distanziate; viceversa, dove sono più vicine, il terreno è più ripido. Sulla carta sono inoltre rappresentate rocce o altre zone caratteristiche del terreno.

Chi utilizza il GPS o la bussola e l’altimetro per orientarsi potrà programmare l’escursione prima di partire e poi verificare costantemente la propria posizione sul terreno.

Le guide ed i siti internet, nell’illustrare gli itinerari, spesso riportano tutte le informazioni necessarie o quasi (a seconda della meticolosità della spiegazione). Sul terreno dovremo poi “vedere” e ritrovare le peculiarità descritte dalla guida, sito o cartina che ci serviranno come riferimento per valutare la nostra posizione.

La cartina dovrà accompagnarci lungo il percorso: anche se su sentieri segnati e numerati potremmo teoricamente farne a meno (magari con un po’ di conoscenza della zona), deve comunque essere presente nello zaino, almeno una per gruppo, onde verificare la propria posizione, studiare eventuali varianti e fare fronte ad imprevisti (ad esempio un tratto di sentiero franato). Un sentiero, infatti, anche quando segnato in carta, sul terreno può essere poco visibile oppure essere stato negli anni sopraffatto da incuria e vegetazione. Nel caso di gruppi numerosi, che possono frazionarsi lungo il percorso, è bene che l’itinerario sia chiaro a tutti i partecipanti o almeno a coloro che si assumono il compito di guidare i meno esperti. Può essere utile preparare uno schizzo dell’escursione con segnati i numeri dei sentieri, i luoghi chiave (bivi, alpeggio, rifugio, lago, sorgente, posto previsto per il pranzo, eventuali luoghi di riunione del gruppo, ecc.) e delle fotocopie della carta con evidenziato il percorso da distribuire ai partecipanti.


Studiare le tempistiche

Le tempistiche riportate sui cartelli indicatori sono in genere medie o medio-alte: molto spesso, con un buon allenamento, si impiega meno tempo rispetto a quello indicato. Se chiedete consigli a delle guide alpine o escursionistiche, meglio moltiplicare i loro tempi per almeno una volta e mezzo, dato che hanno sempre un passo svelto!

Se invece non si riescono a trovare indicazioni sulle tempistiche dell’escursione, l’unica cosa da fare è ricavarle studiando la cartina. In genere si dice che un escursionista riesce mediamente a superare (in salita) un dislivello di 300-400 metri all’ora ed una distanza di circa 2-4 Km. Ovviamente questi sono sempre valori medi ed indicativi, in quanto il tempo di salita dipende dal tipo di percorso, dalle condizioni fisiche e dall’allenamento dell’escursionista, dalle condizioni ambientali e meteorologiche e da innumerevoli altri fattori. In linea di massima ed in mancanza di altre indicazioni, però, consentono di stimare la durata dell’escursione, ricordando che il dislivello superato in un’ora aumenta se il percorso è ripido e si sale velocemente di quota, mentre la distanza percorsa all’ora aumenta se il percorso è poco ripido. In pratica: se il percorso è mediamente ripido (per molte escursioni o tratte di escursioni è così) l’indicazione di 300-400 m/ora è corretta, se è molto ripido occorrerebbe ipotizzare anche 450-500 m/ora e l’indicazione di 2-4 Km/ora diviene meno affidabile. Se il percorso è meno ripido (caso limite: altopiano o lunghi tratti in falsopiano, con modesti dislivelli), l’indicazione di 300-400 m/ora di dislivello non ha quasi più senso e occorre guardare la distanza ipotizzando tranquillamente 4 Km/ora. Se l’escursione è lunga (salita oltre 4 ore) occorre considerare l’affaticamento per cui i tempi possono ulteriormente allungarsi.

Il tempo di discesa si considera in genere pari a 2/3 di quello di salita, ovviamente può essere anche meno se il percorso è ripido.

Tutte queste indicazioni non considerano le soste: in genere è bene prevedere almeno 10-15 minuti all’ora in salita per chi non è molto allenato e un po’ meno in discesa. Occorre inoltre precisare che se nel gruppo vi sono bambini, adolescenti o persone poco avvezze alla montagna e/o non allenate o male attrezzate, i tempi si allungano anche del 40-50 %. Anche la pioggia o la neve possono contribuire ad allungare i tempi (come nel caso di rocce particolarmente bagnate e scivolose).

Da ultimo, queste indicazioni sono valide per escursioni su sentiero: fuori sentiero le cose si complicano ed i tempi si allungano, come nel caso di un terreno coperto di cespugli, di una pietraia di grosse rocce o di sfasciumi.

Può essere utile, durante la pianificazione dell’escursione, preparare un piccolo schizzo del percorso che serve sia a controllare la situazione sul posto sia a dividere il percorso in tratte omogenee, soprattutto per quanto riguarda la pendenza; in questo modo, sarà possibile ricavare i tempi di percorrenza presunti delle singole tratte (grazie ai criteri spiegati poc’anzi) e poi il tempo di percorrenza complessivo.


Attrezzatura da portare con sé durante l’escursione

Le fasi successive riguarderanno la preparazione dell’attrezzatura ed abbigliamento, dei viveri e del rifornimento d’acqua, prestando attenzione alla situazione idrica nella zona interessata dall’escursione (soprattutto nel caso di bivacchi ad alta quota).

L’equipaggiamento e l’attrezzatura possono condizionare anche la scelta dell’escursione, oltre al suo svolgimento in termini di sicurezza e comodità. Tutti i componenti del gruppo dovrebbero avere nello zaino tutto ciò che serve ad uso personale, oltre a cibo ed acqua: può, infatti, accadere che il gruppo si divida. Alcuni oggetti, invece, possono essere sufficienti in misura di uno o due per gruppo, come il kit medico, la bussola, l’altimetro, la carta escursionistica, il fornello e il GPS. La sera prima di partire bisognerà mettere in carica i vari dispositivi elettronici, portando con sé delle batterie di ricambio o delle power banks. Fondamentale sarà avere con sé anche una lampada frontale.

Non bisogna mai partire non equipaggiati anche quando si pensa che l’escursione sarà breve e facile! È bene portare sempre qualcosa da mangiare, almeno delle barrette energetiche, una borraccia d’acqua, scarpe adatte, giacca impermeabile, un coltellino multiuso, la cartina della zona, un kit medico. Può capitare che non si trovino fontane o siano prive d’acqua, che qualcuno accusi cali di zuccheri o che il bar-ristoro sia chiuso, quindi non bisogna mai partire a borracce vuote pensando di trovare l’acqua per strada perché si rischia di fare tutta l’escursione senza incontrare una sorgente.

Occorre ovviamente partire senza correre, soprattutto quando non si è ancora molto allenati e la strada è ripida all’inizio, e tenere un ritmo il più possibile regolare in modo da stancarsi meno. Meglio programmare soste brevi e numerose piuttosto che poche e lunghe, per evitare che i muscoli si raffreddino. Bisogna sempre evitare di sudare troppo e vestirsi a strati, in modo da rimuoverli non appena si avverte che si inizia a sudare. Nelle soste in quota, soprattutto se c’è vento, occorre coprirsi subito, togliere gli indumenti bagnati o sudati ed eventualmente cambiare la biancheria a contatto con la pelle che potrà essere appesa ad asciugare all’esterno dello zaino. In bivacco, col maltempo, oltre a cambiare gli abiti occorrà coprirsi e bere qualcosa di caldo, per evitare un principio di ipotermia o anche solo un mal di stomaco. Il fornello e le eventuali coperte saranno utili.

Particolare attenzione a noi stessi ed agli altri dovrà esserci nell’ora critica, ossia in quel periodo della giornata che va dalle 11 alle 12-12.30, quando la colazione ormai è lontana ed il corpo comincia sentire l’affaticamento e l’esigenza di nutrimento. In questa situazione, si tende a poggiare il piede in modo più incerto, si fa meno forza con i bastoncini, si fanno errori, si inciampa ed alla fine si comincia ad avvertire anche un senso di stordimento. Occorre dunque rallentare il passo e, appena possibile, fermarsi e mangiare qualcosa di dolce, come una barretta energetica o, meglio, un gel energetico. In alternativa, se la meta non è vicina, è bene fare pausa pranzo e raggiungere la destinazione dopo mangiato. Alcuni individui diventano particolarmente irritabili quando si trovano in queste condizioni, per cui è bene avere molta pazienza, fare una sosta e lasciare che si rinfocillino, onde evitare inutili e sterili discussioni in quota. Il problema della mancanza di zuccheri influisce, oltre che sull’umore, sulla lucidità mentale: se l’ultimo tratto è particolarmente ripido e faticoso, con roccette, pietraie e simili, è meglio preventivare una fermata con rifornimento di zuccheri per avere una maggiore energia fisica ma anche per evitare quelle piccole distrazioni che possono farci cadere nel tratto difficile. Basta poco per posare male un piede o per posarlo con forza e stabilità insufficiente, per sbagliare un passaggio elementare e per non vedere un sasso stabile o, peggio, non accorgersi che si sta deviando dal sentiero poco evidente. Il problema è maggiore per le escursioni con partenza in auto direttamente dalla pianura, ossia quelle in cui si fa colazione molto presto e magari non si mangia qualcosa di dolce prima di iniziare il cammino.

Un altro momento critico è quando si raggiunge la quota di 2700-3000 m, soprattutto se non allenati. Ognuno deve valutare i suoi limiti e, se si prevede una escursione oltre 3000 m, sarebbe bene effettuarne prima una fino ad almeno 2500 m. Se insorge il mal di montagna, è bene scendere di quota e, nel caso sia forte, assumere farmaci adeguati.

Durante l’escursione dovrà essere tenuta d’occhio la situazione meteo, per evitare rischi di acquazzoni, rinunciando se necessario a raggiungere la meta. In caso di temporale occorrerà, se possibile, raggiungere un luogo sicuro e non sostare sotto alberi o eventuali strutture metalliche: mai farsi sorprendere sulle vette, perché i fulmini si scaricano sulle punte, peggio ancora se vi sono croci metalliche.

Infine ricordiamo il rispetto per la natura e gli animali, per chi in montagna ci vive e lavora, per gli altri escursionisti in genere.

Sperando di poter mettere presto a frutto questi consigli sul campo, vi auguriamo una buona pianificazione delle vostre prossime escursioni.

Come pianificare un’escursione in montagna
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